Il 29 Luglio del 1890, ad Auvers sur Oise, in Francia, a soli trentasette anni, moriva il grande pittore Vincent Van Gogh. Era nato nel 1853, a Zundert, in Olanda ed è considerato uno tra i più significativi ed originali artisti di tutti i tempi. Pur avendo manifestato fin da bambino la sua passione, contrastato in famiglia, iniziò solo a 27 anni la sua vera e propria attività professionale di pittore. La sua pittura, intrisa di intensa emotività, è stata caratterizzata da una pennellata forte, spezzata, dalle caratteristiche espressioniste, spaziando dal paesaggio, la natura morta, il ritratto e la figura umana. I suoi dipinti non furono mai apprezzati in vita, e potè contare solo sull’incoraggiamento affettuoso di suo fratello Theo, mercante d’arte, che lo sostenne anche costantemente sul piano economico per permettergli di dedicarsi totalmente all’arte. La sua esistenza fu condizionata da frequenti disturbi mentali e da un costante disagio esistenziale. La sua morte, con testimonianza del dottore che ne dichiarò la morte, per molti anni fu addebitata ad un suicidio, adducendo precise intenzioni di Van Gogh in questo senso, anche con precedenti tentativi, ma in seguito è stata ipotizzata come causata da un omicidio, anche senza alcuna testimonianza d’accusa da parte di Van Gogh nelle sue ultime ore di vita, ferito da un colpo di pistola maneggiata in modo maldestro da ragazzi del luogo.
Questa mia opera realizzata a sanguigna e seppia acquerellate ed acquerello, che nel 2021 è stata esposta nella mia mostra personale allestita al “Museo della Grafica” di Palazzo Lanfranchi a Pisa, è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa