Tuttomondo, un maestoso murale dipinto nel 1989 da Keith Haring, trova la sua dimora sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa. Con una superficie di circa 180 metri quadri, questa opera d’arte è l’ultima creazione pubblica dell’artista statunitense prima della sua prematura scomparsa, ed è anche l’unica pensata per essere permanente. Tuttomondo cattura l’essenza della visione di Haring sul mondo, rappresentando 30 figure dinamiche che si intrecciano tra loro in un intricato mosaico di pace e armonia.
Descrizione dell’opera “Tuttomondo”
Al centro del murale, emerge la “croce pisana”, simbolo tradizionale, rappresentata da quattro figure umane unite all’altezza della vita. Questo elemento centrale simboleggia l’importanza dell’unità e della collaborazione nella ricerca della pace. A testimonianza del legame profondo tra l’umanità e la natura, un uomo sorregge un delfino sulle spalle, mentre un cane, una scimmia e un volatile appaiono a sinistra. Queste rappresentazioni sottolineano che l’armonia del mondo dipende dall’interazione e dal rispetto reciproco tra gli esseri umani e gli animali.
Sull’alto a destra, possiamo osservare un paio di forbici unite, simbolo del bene, che taglia in due un serpente, simbolo del male. Questa rappresentazione suggerisce l’importanza di combattere le forze distruttive e di abbracciare la positività e la giustizia nel mondo.
Un’altra interessante simbologia si manifesta attraverso una donna che tiene un bambino tra le braccia e un uomo con un televisore al posto della testa. Questa coppia rappresenta il contrasto tra la vita naturale e l’influenza pervasiva della tecnologia, che può distorcere il nostro rapporto con la realtà e la nostra connessione con l’ambiente circostante.
Guardando in alto a sinistra, si può notare una figura gialla simile a una matriosca. Questo simbolo rappresenta l’uguaglianza intrinseca di ogni individuo, a prescindere dal suo aspetto fisico o dal peso che porta con sé. Haring sottolinea l’importanza di riconoscere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e di superare i pregiudizi superficiali.
Al centro dell’opera, si trovano due coppie di gemelli siamesi, uno unito nel tronco e l’altro unito all’altezza delle spalle. Questa rappresentazione potrebbe essere una condanna contro i disastri nucleari, evidenziando le conseguenze nefaste e durature dell’energia nucleare sulla vita umana e sull’equilibrio del mondo.
Infine, nella parte inferiore del murale, al livello della strada, appare una figura gialla che cammina. Questa rappresenta il pubblico – un passante o un turista – che si ferma per dedicare un momento di riflessione all’opera stessa. Questo elemento suggerisce che l’opera di Haring non è solo un’attrazione visiva, ma anche un invito alla contemplazione e alla consapevolezza delle tematiche universali rappresentate.
Attraverso le 30 figure dinamiche e vivaci, Tuttomondo incarna l’idea di un mondo interconnesso, in cui la pace e l’armonia possono essere raggiunte attraverso la cooperazione, il rispetto reciproco e l’equilibrio tra l’uomo, la natura e la tecnologia. Keith Haring, con la sua caratteristica estetica pop e il suo impegno sociale, ha trasformato la parete esterna della chiesa di Sant’Antonio Abate in un’opera d’arte che invita a riflettere sulle tematiche universali e sulla nostra responsabilità verso il mondo che ci circonda.
Cenni storici
La storia di Tuttomondo ha inizio quando Keith Haring, l’artista visionario di New York, incontrò un giovane studente pisano di nome Piergiorgio Castellani. Attraverso la loro amicizia, Castellani invitò Haring a trascorrere del tempo nella pittoresca città toscana di Pisa. Fu proprio durante questo periodo che l’artista ebbe l’illuminante idea di creare un murale che sarebbe rimasto come un’impronta indelebile nell’ambiente urbano.
Tuttavia, trovare uno spazio adatto per il murale si rivelò un’impresa complessa. L’unico luogo disponibile era una grande parete esterna situata sul lato nord del convento della chiesa di Sant’Antonio Abate. Questo edificio aveva subito danni significativi durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma la parete rimaneva un affascinante spazio inatteso pronto ad accogliere l’opera d’arte di Haring.
Attraverso un accordo raggiunto tra l’artista, il comune di Pisa, rappresentato dal sindaco Giacomino Granchi, e il parroco del convento, si diede inizio alla realizzazione dell’opera. Nel giugno del 1989, Haring intraprese la sfida, dedicando solamente quattro giorni alla creazione di questo capolavoro. Dopo aver preparato la parete con una base di vernice bianca, l’artista tracciò i contorni delle figure in nero. Successivamente, con l’aiuto di alcuni studenti e artigiani dell’azienda di vernici Caparol Center di Vicopisano, che generosamente donarono la vernice necessaria, Haring colorò il murale, dando vita alle sue vibranti e distintive figure.
In questo modo, l’opera d’arte prendeva forma sulla parete, offrendo un nuovo significato e una nuova vitalità a un luogo che aveva conosciuto le devastazioni del passato. La collaborazione tra Haring, le autorità locali e la comunità contribuì a trasformare il muro di mattoni anonimo in un’opera d’arte pubblica che avrebbe affascinato e ispirato i visitatori di Pisa per le generazioni a venire.
«Titoli? Una domanda difficile, perché non do mai un titolo a niente… Nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo sarebbe qualcosa come… Tuttomondo!»
– Keith Haring