Il nuovo album di A r i s t e A miscela due linguaggi musicali agli antipodi: quello acustico e quello elettronico, in armonica coesistenza, legati saldamente dai testi incisivi e originali.
Si uniscono alla chitarra acustica dallo stesso A r i s t e A svariati strumenti suonati da ospiti d’eccezione: DAVIDE PEZZIN (chitarra acustica e pianoforte) Antonio Avitabile (pianoforte), Piero Bonollo (mandola), Ludovica Beniamini (arpa e kalimba), Saxfia (sassofono). A r i s t e A cura tutti gli arrangiamenti dell’album, mettendo le mani su archi sintetici, synths, programmazione ritmica, effetti sonori, loops ed elettronica. L’album è frutto della naturale maturazione artistica seguita al precedente CasA MadrE, qui la ricerca di suoni e arrangiamenti inusuali al pop commerciale raggiunge un livello superiore, come in non ha nome, caratterizzata dalla registrazione di un’arpa eolica (strumento a corda, deve il suo nome al fatto di risuonare grazie alle correnti del vento, che, attraversando le corde, le pongono in vibrazione traendone particolari suoni armonici) esattamente quella di Mazzano-Negrar di Valpolicella nel Veronese. I testi toccano gli argomenti più svariati: la velocità del progresso informatico che coinvolge la nostra quotidianità (Veloce come non mai), la filosofia di conoscenza Gurdjeffiana secondo la quale l’uomo non cambia mai, ma sono le cose che si trasformano (Sono le cose che cambiano), una descrizione di una liberazione di una stanza da entità negative (Suoni su suoni), la teoria che non siamo materia ma spirito ed anima (Io non sono il mio corpo), i legami affettivi e sensuali (Meteo e la cravatta è un abito mentale), l’immancabile ballata d’amore struggente (Lontano), e, a chiudere l’album, una preghiera di perdono, supplica e devozione tratta da una Poesia di Padre Davide Maria Turoldo (Chiedo soltanto pietà). L’album scorre toccando momenti di risonanza interiore, a tratti con sorprese inaspettate, facendoci assaporare la magia del territorio, fisico e dell’anima, che A r i s t e A abita con disinvoltura e che nel tempo abbiamo imparato a conoscere e fare nostro.