Architetta, progettista. Ma soprattutto pionieristica ideatrice italiana di una funzione pubblica e sociale dell’esperienza artistica: ridisegnare gli spazi urbani, riappropriarsene collettivamente, restituirli a chi li abita perché diventino protagonisti di una concreta, quotidiana e condivisa estetica della partecipazione.
Lei è Monica Caputo, direttrice artistica del primo festival della penisola dedicato all’arte contemporanea urbana. Il progetto di PopUp! Festival ha permesso, sin dal 2008, la realizzazione di oltre cinquanta opere nelle Marche e “riscritto” l’identità di luoghi non convenzionali – dal porto alle stazioni ferroviarie, dall’aeroporto ai siti industriali – coinvolgendo importanti artisti di fama internazionale e realtà sociali del territorio.
“Agiamo tramite l’arte – spiega Caputo – per consolidare una nuova fruizione e ridefinizione dei luoghi, generando il recupero delle architetture esistenti, nella consapevolezza che dotare di identità e specificità aree spesso anonime significhi sottrarle all’oblio e all’omologazione per riconsegnarle ai cittadini e alla loro vita, attraverso nuove modalità espressive.”
Un dialogo vivo, dunque, con le varie comunità e nel momento in cui l’arte urbana si esprime nello spazio urbano pubblico – che è per definizione lo spazio democraticamente aperto a tutti – consente di essere fruita gratuitamente da tutti. La città di Osimo, nelle Marche, è l’epicentro di questo big bang unico nel panorama dell’arte urbana nazionale. Qui, fino all’8 ottobre è di scena, al piano nobile del settecentesco Palazzo Gallo, PopUp! Attitude, l’esposizione internazionale di arte con oltre 70 opere e 20 artisti tra i principali protagonisti italiani dell’arte urbana. Il percorso, curato da Monica Caputo e Gian Guido Grassi, ha fatto registrare un importante successo di pubblico, con oltre tremila visitatori (un record per l’arte urbana), circa cinquecento studenti e decine di associazioni e circoli culturali abili a ritagliarsi tra le sale destinate alla mostra, numerosi hub creativi autonomi. L’itinerario figurativo racconta le varie declinazioni dell’arte urbana, attraverso quattro focus monografici e una sezione storica, partendo dall’anima più ribelle e sociale propria dei Graffiti fino a quella monumentale propria delle manifestazioni istituzionali più recenti. La prima sala ospita il Gruppo OK (108, Alfano, Aris, Dem, Dr Pira e Mr Mondo), una delle crew di Graffiti maggiormente rivoluzionarie della scena italiana, i cui esponenti furono tra i primi ad abbandonare la componente alfabetica del Writing per addentrarsi in nuove ricerche a fine anni ’90.
La seconda sezione è “storica”, una rassegna collettiva degli artisti Joys, Basik e Run, M City, 2501, che individuano rispettivamente quattro differenti filoni: l’analisi sul Lettering e il Post Graffiti, la Street Art, il neo muralismo figurativo e astrattista. Le sculture di Etnik, Muz e Peeta mostrano come questa modalità espressiva non si limiti a una dimensione pittorica. L’ala conclusiva di questo coinvolgente iter storico riguarda Zamoc, Allegra Corbo, Moneyless e Twoone, ovvero artisti che hanno interagito con lo spazio pubblico di Osimo realizzando opere d’arte urbana. Con i loro lavori, su legno combusto, tessuto, lavagna o light box, ci aiutano a comprendere la transmedialità di una ricerca che si arricchisce grazie alla varietà dei contesti operativi attraversati. Le tre sale monografiche finali introducono altrettanti colossi dell’arte urbana italiana. Si tratta di StenLex, duo romano celebre in tutto il mondo per aver creato la tecnica definita “Stencil Poster”, Eron, artista riminese, indiscusso maestro della “Spray Art”, formidabile nel condurci in una dimensione sospesa nel tempo e nello spazio, ed Ericailcane visionario inventore di personaggi fantastici e animali antropomorfi con le sue scene rapite da una versione contemporanea delle favole di Esopo o dalla Batracomiomachia. Uscendo dall’imponente dimora del XVIII secolo, sede dell’intera traiettoria espositiva, nell’adrone monumentale incontriamo “Donna forma”, un’installazione di Giorgio Bartocci che rende omaggio alla figura femminile.