Il 28 Settembre del 1991, a Santa Monica, in California, U.S.A., moriva il grande trombettista Jazz Miles Davis. Era nato nel 1926, ad Alton, nell’Illinois, U.S.A., e la madre, che era violinista ed insegnante di musica, avrebbe desiderato che Miles avesse imparato il violino, ma lui, fin da ragazzo, grazie alla tromba regalatagli da John Eubanks (chitarrista ed insegnante), si appassionò da subito allo strumento che lo rese poi famoso. A 17 anni si esibì con I “Blue Davils”, gruppo che gli permise di venire in contatto con importanti musicisti, per poi trasferirsi a New York, dove per un periodo seguì I corsi della “Juliard School of Music” dove acquisì una grande conoscenza della teoria musicale, ma che in seguito, insofferente agli studi classici, lasciò per dedicarsi alle quotidiane esibizioni musicali nei vari club. Dopo varie esperienze (anche con Coleman Hawkins), alla fuoriuscita di Dizzy Gillespie dalla band di Charlie Parker, ebbe l’occasione di essere assunto dal mitico sassofonista. Collaborò in seguito con Charlie Mingus e Billy Eckstine (che lo assunse nella sua band nel periodo in cui Charlie Parker fu ricoverato in un ospedale psichiatrico), ma la svolta avvenne con la conoscenza di Bill Evans, con il quale prese vita l’attività con proprie formazioni, che accolsero vari musicisti destinati a diventare poi maestri del Jazz, come Gerry Mulligan, Sonny Stitt, Lee Konitz e Max Roach. Negli anni ’50 fu vittima della dipendenza da eroina, cosa che lo allontanò temporaneamente dalle scene, per poi ritornare alla metà degli anni 50 con un proprio quintetto con il sassofonista John Coltrane, Red Garland al piano, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jpones alla batteria. Con questa formazione iniziò il successo che da quel momento andò sempre in crescendo, fino ai massimi livelli mondiali. Le sue esperienze partirono dal linguaggio “Bebop”, per poi approdare al Jazz elettrico ed alle particolarità del “Jazz-Rock”. Scopritore di straordinari giovani talenti che esaltò chiamandoli nelle sue tante formazioni, fu sempre aperto anche al confronto jazzistico con altri linguaggi, arrivando a mettersi in gioco fino ad accettare progetti discografici con i primi sperimentatori del Rap. Fu protagonista tra i più influenti del percorso della musica Jazz mondiale. Viene considerato tra i più grandi, innovativi ed originali musicisti nel XX° Secolo.
Questa mia opera che realizzai con la tecnica della “computer art” nel 2008 e che fu esposta nello stesso anno nella mia mostra personale per il Quarantennale della mia carriera artistica nella “Sala dei Maestri” della “Mostra del Mobilio” di Cascina (PI), è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa