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Marsiglia, Mostra “La collezione – I 25 anni” al Museo Regards de Provence

da Giancarlo Garoia
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Dal 27 maggio 2023 al 31 marzo 2024.

Nell’ambito della celebrazione del 10° anniversario del Museo Regards de Provence e del 25° anniversario della Fondazione e Associazione Regards de Provence nel 2023, il Museo Regards de Provence onora la mostra “La Collection – ses 25 ans” che riunisce alcuni quaranta dipinti del XIX e XX secolo, dalla collezione della Fondazione Regards de Provence. Offre un viaggio nel tempo attraverso Marsiglia, la costa meridionale e la campagna provenzale, mettendo in luce la bellezza e il realismo delle opere dei paesaggisti e il talento degli artisti coloristi naturalisti, fauve ed espressionisti.

LA COLLEZIONE – IL SUO 25° ANNIVERSARIO
Il Museo Regards de Provence rende omaggio alla mostra “La Collezione – i suoi 25 anni” che riunisce una quarantina di dipinti del XIX e XX secolo, provenienti dalla collezione della Fondazione Regards de Provence, che nel 2023 festeggia i suoi 25 anni. offre un viaggio nel tempo attraverso Marsiglia, la costa meridionale e la campagna provenzale, mettendo in luce la bellezza e il realismo delle opere dei paesaggisti e il talento degli artisti coloristi naturalisti, fauve ed espressionisti.

Il paesaggio ha avuto un ruolo chiave nella rivoluzione artistica del XIX secolo e la natura in Provenza è stata un elemento stimolante per gli artisti. Dal 1850, il sud è una destinazione alla moda, con Marsiglia, le Bouches du Rhône, le Alpilles, le Alpes de Hautes Provence, il Var, il Vaucluse e la Côte d’Azur. Le loro campagne, i loro borghi emblematici, la costa meridionale e le scene di vita locale sono tutti luoghi e atmosfere che affascinano per le loro particolarità, le loro luci, i loro colori, con la gioia e la simpatia degli abitanti che li animano.

La mania per la natura ha generato un fuoco pittorico abbondante, di grande sensibilità e fortemente radicato nel patrimonio. Gli artisti traducono ciò che sperimentano, attestando la bellezza e la diversità del territorio, ciascuno sperimentando la propria pratica pittorica, che sia accademica, naturalista, post-impressionista, simbolista, fauvista, risultando in una pittura spontanea, limpida e luminosa.

Marsiglia
La città marsigliese sembra inseparabile dal Mediterraneo che la bagna, come il sole che ne rafforza la fama di meta intrisa di una luce particolare e di colori esilaranti. Marsigliese di sangue o di cuore, nessuno può rimanere indifferente agli elementi e al panorama unico della città, dei suoi porti e dei suoi dintorni. Jean-Baptiste Olive, Joseph Garibaldi, Raphaël Ponson, Félix Ziem, Albert Marquet, Emile Othon Friesz, sono tutti pittori che hanno posato il loro sguardo su questa singolare città, la sua storia, il suo patrimonio, il suo Porto Vecchio, la sua cattedrale e il costa marsigliese.

I pittori del Mediterraneo, appartenenti o meno all’Ecole Provençale, sono legati a questa dialettica tra natura e stile di vita. Attenti alle particolarità locali e all’atmosfera unica che emana dalla città di Marsiglia e dai suoi abitanti, gli artisti hanno trascritto sulle loro tele l’animazione delle zone portuali, la quotidianità dei pescatori, la solitudine delle coste ancora selvagge, la varietà luci su paesaggi urbani e naturali. Tante le variazioni di punti di vista e di sensibilità sentite sul motivo che questi artisti hanno cercato di esaltare.

La costa, da Martigues ad Agay
Anche i pittori si rivolgeranno alla costa, riscoprendo – come Charles Camoin, Armand Guillaumin, Emile Othon Friesz, Louis Valtat, Louis-Mathieu Verdilhan o René Seyssaud – il fascino di piccole città come Martigues, Cassis o La Ciotat.

Cassis e La Ciotat sono state per lungo tempo comuni industriali, dove la pesca, il commercio alimentare ei cantieri navali erano autorevoli, prima di diventare le città balneari e raffinate che conosciamo. Non hanno beneficiato meno di una geografia eccezionale, un miscuglio di insenature e colline che ha subito affascinato gli artisti. Daranno una visione tutta in volumi cromatici con composizioni audaci, che attirano l’attenzione per la loro stravaganza colorata e luminosa.

Martigues, dal punto di vista pittorico, ha catturato l’attenzione di molti pittori, tra cui Félix Ziem che ne ha fatto la sua città preferita. Con i suoi canali e ponticelli, la Venezia della Provenza offriva molti punti di vista sul Mediterraneo, interferendo anche nella vita quotidiana dei suoi abitanti.

Le rocce rosse di Agay sono una curiosità geologica sostenuta dal massiccio dell’Esterel, uno di quei siti di eccezionale bellezza, come quelli che si trovano in Provenza. I pittori erano inevitabilmente attratti da questi elementi naturali, essendo sempre alla ricerca di meraviglie. Armand Guillaumin era interessato al colore minerale tra l’ocra e il rosso bordeaux. Anche René Seyssaud esalta le sfumature rocciose con un gusto particolare per il contrasto che offrono con l’azzurro ceruleo delle sue onde, osservando l’estrema forza della sua visione della natura. Tuttavia, è Louis Valtat che, emulando Paul Signac, mostra dallo stesso sito una composizione puntinista come Fauve. La luminosità delle sue rocce rosso-arancio rende quasi superflui i due personaggi femminili che vi si crogiolano in primo piano in uno stile piuttosto decorativo.

Provenza rurale
La pittura dell’Ottocento, in reazione al classicismo e al romanticismo, fu dominata dal naturalismo, una nuova concezione del paesaggio, dove la natura amava per sé, viveva con emozione, sostituiva il paesaggio convenzionale, artificiale e atrale. L’arredamento nobile e italianizzato del luogo nel familiare paesaggio francese o il lavoro all’aria aperta sostituiscono le ore del laboratorio.

Sotto l’impulso di Émile Loubon nato nel 1845, capo dell’École Provençale, la Provenza divenne un laboratorio a cielo aperto, una casa pittorica e sperimentale per tutti i suoi paesaggisti regionali. Questa scuola regionalista descrive il suo paese attraverso i suoi elementi più specifici: la luce del sud, i colori, la vegetazione, i costumi e le usanze regionali. Le tradizioni regionali prendono vita sotto i pennelli degli artisti, che esaltano le scene quotidiane e bucoliche della Provenza. Celebrano la vita, la loro regione, le sue feste e usanze.

Sopra le tele, incontriamo la Provenza viva o selvaggia rappresentata da Emile Loubon, Alphonse Moutte, Paul Guigou, Théophile Mayan, Frédéric Montenard o Adolphe Monticelli. Siti pacifici e sereni dove la natura regna con il suo splendore, la sua purezza e la sua forza e dove l’uomo ei suoi animali si uniscono quotidianamente.

I pittori della scuola marsigliese o provenzale cercano e tracciano la serenità, la maestosità dei paesaggi e si meravigliano di queste scene pastorali, come le lavandaie, la vendemmia, i raccolti, la transumanza, la caccia e i raccoglitori di lavanda. Nei loro dipinti compongono atmosfere realistiche, naturalistiche, segnate da un romanticismo.

Alcuni privilegiano l’emozione, l’istinto, dipingendo molti paesaggi, chiari e luminosi, sul motivo. Altri si concentrano maggiormente sull’equilibrio della loro composizione, raffinatezza e tranquillità. Restituiscono una Provenza splendida e pacifica, di cui nulla turba la serenità.

Nel XX secolo, questa visione del Sud è stata scossa da una giovane generazione che rivendicava un’identità personale. Auguste Chabaud, René Seyssaud o Louis-Mathieu Verdilhan dimostrano le qualità dei coloristi con effetti di luce, utilizzando materiale spesso con colori forti. Questa visione del Sud è esaltata dalla generazione di artisti moderni, che vogliono un rinnovamento. Sono audaci, con la scelta di toni puri, la sintesi o la raccolta di forme in masse concentrate.

La Provenza è al centro della creazione d’avanguardia a cui appartiene René Seyssaud. Utilizzando un materiale spesso spesso e colori vivaci, è tra i primi innovatori e precursori del fauvismo. Il suo lavoro illustra una personalità ardente e potente, molto nota per l’intensità dei suoi colori, per la sincerità delle sue emozioni e l’estrema forza della sua visione della natura. Esprime il suo amore per la Provenza attraverso l’audacia della sua maestria.

Auguste Chabaud, precursore della pittura moderna, è un pittore fauve ed espressionista, che concilia l’audacia e le verità e le varietà più autentiche della sua nativa Provenza, potente e singolare. È apprezzato per i suoi paesaggi, le sue scene di vita agreste, i suoi ritratti, pieni di forza espressiva e di intensità cromatica e solare. Semplifica le forme e restituisce una terra ruvida con colori puri, giustapposti.

Louis-Mathieu Verdilhan, autodidatta e carattere rustico dal temperamento isolato e solitario, dipinge paesaggi e scene di vita delineate in nero, con uno stile molto personale dove diagonali e verticali scandiscono le sue composizioni. È un artista la cui carriera pittorica è di grande diversità, con diverse correnti, come il post-impressionismo, il fauvismo e l’espressionismo.

Pierre Ambrogiani è un personaggio carismatico essenziale nella memoria collettiva, riconosciuto come espressionista e colorista che si esprime con forza e una tavolozza di colori accesi. Il suo lavoro è appassionato, ricco di effetti materici, costruendo paesaggi dall’architettura potente, dando l’impressione di saper esprimere una terza dimensione.

I colori della Provenza non sono mai scritti allo stesso modo, a seconda del luogo dato alla luce, ai suoi effetti, alle ombre proiettate che ridisegnano il paesaggio o isolano i personaggi in una scena di vita quotidiana. La stagione, il clima, il cielo limpido, vaporoso o ingombrato di nuvole, la declinazione del sole, il processo di illuminazione di un luogo sono tutti componenti della bellezza di un paesaggio o di un’atmosfera.

Informazioni pratiche e visite: aperto dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00 –

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Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Giancarlo Garoia
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Licenza di distribuzione:
Diana Millan

Diana Millan

Magistero in Scienze Religiose conseguito presso l'ISSR "Beato Niccolò Stenone" di Pisa, lavoro per comunicati-stampa.net e sono responsabile editoriale di LiquidArte.it. Appassionata di cinema e libri.
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