Qualche anno fa, ma non molti, mi trovavo nella sala d’aspetto di uno studio odontoiatrico di Vecchiano (a Pisa). Alla mia destra era seduto un signore abbastanza giovane, alla mia sinistra una mamma con una bambina. Mi accorsi che madre e figlia stavano confabulando tra loro, dopodiché la bambina si avvicinò al signore e gli chiese l’autografo. Lui glielo fece su un foglio di carta con la scritta “A (nome della bambina) che mi ha riconosciuto dal dentista”.
Entrato il signore dal dentista, chiesi alla mamma chi fosse e se per caso fosse un attore che non avevo riconosciuto. Lei mi rispose: “No, è uno scrittore. È Marco Malvaldi, non lo conosce?”
Confessai la mia ignoranza. Lei mi spiegò, allora, che il signore in questione è autore di racconti gialli con protagonisti quattro vecchietti che risolvono i casi e che da questi racconti sono stati tratti dei film per la TV trasmessi da Sky. Io, purtroppo, dopo un’infelice esperienza con Telepiù all’inizio degli anni Novanta, rifuggo le pay-tv come la peste, per cui non conoscevo quei film ma, tornato a casa, chiesi notizie a mia madre, appassionata lettrice di gialli, e lei mi raccontò vita e miracoli di Malvaldi, oltre a darmi uno dei suoi libri. Da allora ne ho letti altri ed ho gustato i film replicati in chiaro su TV8.
Marco Malvaldi, classe 1974, laureato in Chimica Industriale e ricercatore universitario, è riuscito brillantemente ad affiancare agli studi di Chimica l’attività letteraria (in questo ricorda il suo brillante predecessore Alberto Cavaliere, fortunato autore de “La chimica in versi”).
Pisano di nascita, come lui stesso spiega nell’introduzione del suo libro/raccolta di racconti “Sei casi al BarLume”, è cresciuto a Vecchiano (come il suo illustre predecessore Antonio Tabucchi) ed ha attinto alla pisanità, o sarebbe meglio dire alla vecchianità per dipingere i suoi personaggi, in modo particolare il personaggio di Ampelio che è la copia di suo nonno, come Malvaldi stesso ci racconta, sempre nell’introduzione al libro di cui sopra.
Nei personaggi di Malvaldi si ritrovano i tipici pensionati pisani della provincia, il loro modo di parlare, così come il loro modo di affrontare e risolvere i problemi, con la saggezza popolare di chi non ha avuto l’opportunità di studiare in gioventù ma ha acquisito la saggezza con l’esperienza di vita. Non a caso, sul teleschermo, gli attori che interpretano i quattro arzilli pensionati sono stati scelti tra i più caratteristici attori toscani: Carlo Monni, sostituito dopo la sua dipartita da Alessandro Benvenuti, Marcello Marziali, Massimo Paganelli e soprattutto la gloria del teatro vernacolare pisano Atos Davini, per lunghi anni colonna (insieme al compianto Giancarlo Peluso) della compagnia vernacolare pisana La Brigata Dei Dottori, nelle commedie rappresentate dalla quale ha sempre interpretato il personaggio fisso della Sora Colomba, perché nella tradizione del teatro vernacolare toscano, anche le parti da donna vengono interpretate da uomini.
Nei racconti di Malvaldi si ritrovano i luoghi tipici della provincia di Pisa. A parte Pineta, la località in cui i protagonisti risiedono, che è un nome di fantasia che secondo alcuni sarebbe Marina di Pisa (del resto anche Camilleri inventò Vigata e Montelusa, pur immergendo le trame dei suoi racconti nella più assoluta sicilianità), vi si trovano riportati i paesi della Provincia di Pisa, come appunto Vecchiano, Pappiana e Pisa stessa.
Ma nei suoi racconti non va trascurato l’aspetto linguistico. Mi sono chiesto per quale motivo sia stato scelto il nome BarLume per il bar in cui si ritrovano i protagonisti. Forse perché questi sono anziani e ormai gli rimane un barlume di vita, o perché hanno ancora un barlume di intelletto? Può darsi. Ma non volendo c’è un altro aspetto che può motivare il nome del bar.
La Lingua Italiana è nata in toscana, per cui in toscana non c’è dialetto. Infatti, quello che dai non toscani è considerato dialetto, è in realtà vernacolo. Ma il vernacolo è l’insieme di quelle espressioni linguistiche che purtroppo vanno scomparendo tra i giovani, ma che rimangono tra gli anziani. Scendendo verso Livorno la situazione è già più incoraggiante, grazie a giovani cominci come Jonathan Canini e Paolo Ruffini, ma a Pisa purtroppo, la tradizione vernacolare è legata ad attori anziani e, a parte poche eccezioni, sconosciuti al grosso pubblico. L’operazione letteraria di Malvaldi, e la conseguente trasposizione televisiva delle sue opere, contribuisce ad avvicinare il pubblico di tutta Italia al vernacolo pisano e, si spera, a diffonderlo tra i giovani che lo hanno dimenticato o lo stanno dimenticando e che magari, sentendo un’espressione vernacolare detta dai nonni, la considerano ignoranza dell’Italiano anziché patrimonio del vernacolo ed espressione linguistica popolare.
Malvaldi, oltre ad appassionarci con le sue trame e a divertirci con i suoi personaggi tanto realistici quanto pittoreschi, contribuisce quindi a riaccendere quel BarLume di pisanità che dovrebbe essere insito nei giovanissimi, ma che purtroppo non lo è più.