IL VOLUMEN
Gli antichi Egizi erano soliti scrivere su papiro, pianta coltivata lungo il fiume Nilo, con termini non separati l’uno dall’altro – scriptura continua – e senza punteggiatura. I testi venivano scritti da destra a sinistra e viceversa, e in modo che le linee alternate si leggessero in direzioni opposte. Da scritture su singoli pezzi di papiro si iniziò ad avere l’esigenza di accorpare “pagine” e la naturale evoluzione portò ad attaccare i fogli ed ad arrotolarli per tenere il tutto assieme.
“Volumen”, che significa “rotolo” o “libro”, era il termine utilizzato nell’antica Roma per indicare, appunto, un rotolo di papiro o pergamena. Questi rotoli erano scritti a mano e arrotolati su se stessi.
I volumi non erano rilegati insieme, il rotolo veniva srotolato con una mano mentre l’altra lo arrotolava dall’altro lato.
I volumi erano generalmente scritti in caratteri maiuscoli, senza spazi tra le parole e con la scrittura che scorreva da sinistra a destra. La lunghezza del rotolo poteva variare notevolmente, da pochi centimetri a decine di metri di lunghezza.
IL LIBRO NEL MEDIOEVO
Nel periodo che va dal II al III secolo dopo Cristo, il rotolo viene gradualmente sostituito dal codice, il quale ha la forma del libro che conosciamo oggi: un insieme di pagine legate fra loro e racchiuse tra due copertine. I codici erano fatti principalmente di papiro, come i rotoli, ma in seguito si cominciò ad utilizzare sempre più la pergamena – pelle di agnello o di capra – in quanto il papiro era diventato un materiale sempre più difficile da reperire. La pergamena era appositamente trattata per renderla adatta alla scrittura, e pochi codici richiedevano le pelli di un intero gregge.
Il codice lentamente sostituì il rotolo perché più maneggevole e adatto alla lettura privata. Grazie alla sua forma, il lettore poteva leggere con una sola mano o appoggiando il codice su un leggio, liberando l’altra mano per scrivere note a margine o tra le righe del testo. Inoltre, il codice era più capiente perché permetteva di scrivere su entrambi i lati del foglio. Un testo lungo come i Vangeli poteva essere contenuto in cento pagine mentre sarebbero serviti 30 metri di rotolo di papiro per la stessa quantità di testo. Tuttavia, anche il codice di pergamena aveva i suoi limiti, essendo ingombrante e pesante.
Il codice, inoltre, coincideva con la forma dei testi sacri delle religioni del libro, come il cristianesimo e l’islamismo. Gli storici indicano che esso è legato all’affermarsi del cristianesimo, poiché dopo la sua diffusione permise di portare con sé, e diffondere, il messaggio di Cristo. La sacralità del libro è presente in tutte le immagini del cristianesimo, come ad esempio nelle statue di santi con un libro in mano o nei dipinti in cui il libro è un simbolo continuamente ripetuto.
Il libro, quindi, ha un valore misterioso e sacro per noi, nonostante sia diventato un oggetto comune e banale. La sua evoluzione nel tempo ci ha permesso di avere libri sempre più piccoli e portatili grazie alla diffusione della carta nel tredicesimo secolo. Infine, la forma del codice ha permesso di preservare e diffondere importanti testi storici, religiosi e culturali fino ai giorni nostri.
COME LEGGIAMO UN LIBRO
Il modo in cui leggiamo oggi è influenzato dal tempo e dal luogo in cui viviamo. Nel XXI secolo, nei paesi occidentali più ricchi, la scuola e l’abbondanza di informazioni ci circondano costantemente. Ma non dobbiamo credere che nel mondo antico o nel medioevo la lettura fosse simile a quella di oggi. Leggere era un’attività faticosa e impegnativa, riservata ai pochi che sapevano farlo. La lettura era anche un modo per memorizzare e richiedeva una grande attenzione.
Oggi leggiamo velocemente e spesso saltiamo le parole che non ci interessano, concentrandoci solo su quelle più importanti. Ci sono anche aiuti visivi, come i titoli e la formattazione, che ci guidano nella lettura. Nel passato, invece, i libri erano scritti in modo compatto e omogeneo, con parole che si univano senza spazi bianchi. La lettura era un’esperienza quasi fisica, in cui si doveva assorbire il testo e meditarlo.
Nel medioevo, la lettura ad alta voce era comune tra i monaci che la consideravano sacra e un modo per comunicare con Dio. Leggere ad alta voce aiutava anche a memorizzare meglio il testo. La nascita delle università nel XII secolo ha portato alla creazione di libri con indici, divisioni in paragrafi e titoli, e testo e commento separati. Questo ha reso la lettura più facile e ha permesso la creazione di libri come li conosciamo oggi, preparandoci all’invenzione della stampa.
Prima della stampa le possibilità di diffondere un testo erano limitate dalla necessità di copiare, copiare e ancora copiare. Ma chi copiava? Se oggi possiamo ancora leggere i grandi testi dell’antichità – latini e greci in primis ma non solo – lo si deve in gran parte ai monaci amanuensi che, chiusi nei monasteri, trascorrevano la loro vita a copiare e trascrivere i testi sacri – Antico e Nuovo Testamento – ed ogni sorta di scritto filosofico, scientifico, storico: il patrimonio culturale dell’antichità che nutre le radici dell’Occidente contemporaneo. Con la nascita delle università, non solo i monaci benedettini si dedicheranno alla copiatura dei codici ma anche gli stessi studenti – e non solo – per mantenersi agli studi visto che il salario per questo tipo di attività era molto ben retribuito. Ogni esemplare di opera manoscritta, anche se copiato più volte, era un originale perché vi erano, inevitabilmente, differenze tra una copia e l’altra.
L’avvento della stampa cambiò tutto.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili, comunemente attribuita a Johannes Gutenberg, risale al XV secolo, intorno al 1450 (nel 1455 finì di stampare la prima Bibbia, scopri in questo articolo dove puoi vederla digitalizzata). La sua invenzione rivoluzionò il modo in cui i testi venivano prodotti, diffusi e conservati, portando ad un rapido aumento della produzione di libri e ad una maggiore accessibilità alla conoscenza e all’istruzione.
GLI INCUNAMBOLI
Ovvero i “libri in culla”: parliamo dei primi libri stampati del ‘400. In quelle prime opere, il tipografo non usava “caratteri da stampa”, ma gli unici riferimenti che aveva erano i libri scritti a mano quindi la migliore opera che poteva realizzare era quella che si avvicinava al manoscritto. Guardando un incunambolo avrai difatti difficoltà nel riconoscere un libro scritto a mano da uno stampato. Il primo scopo della stampa era difatti quello di poter riprodurre più copie senza doverle ricopiare a mano e solo in seguito si pensò ad uno stile da stampa che, oltre a realizzare il primo scopo, potesse anche facilitarne la lettura.
L’EVOLUZIONE DEL LIBRO
Imparato a fissare il sapere su carta in modo che religiosi, politici e scienziati potessero condividere facilmente le proprie teorie, è iniziato il processo di affinamento delle tecniche. Per approfondire come il libro e la figura del tipografo si sono evoluti nella vita del popolo di allora, senz’altro interessante la lettura di INVENTARE I LIBRI del prof. Alessandro Barbero, dove si racconta la storia dei fratelli Giunti che dettero vita a due (a Firenze e a Venezia) delle più innovative imprese editoriali della storia.
Alessandro Barbero pone mano agli strumenti dello storico e ricostruisce il loro percorso, la dinastia cui danno vita, la rivoluzione di cui sono protagonisti. Nati in una modestissima famiglia di pannaiuoli, cresciuti in un mondo dove i «cartolai» erano iscritti all’Arte degli Speziali perché si occupavano di «carte di papiro, o pecorine, libri di carte bambagine o di capretto», Lucantonio e Filippo intuiscono le formidabili potenzialità della nuova arte della stampa e diventano tipografi, editori e vivacissimi commercianti di libri attivi tra la Serenissima, Firenze, la Francia e la Spagna. Lucantonio pubblica il primo libro – l’”Imitazione di Cristo”, tuttora presente nel catalogo Giunti – nel 1489: sei anni prima che il grande Aldo Manuzio – umanista e grammatico, ritenuto tra i maggiori editori d’ogni tempo; introdusse, tra l’altro, il carattere a stampa corsivo. Le sue numerose innovazioni segnarono la storia dell’editoria e della tipografia – dia avvio alla sua attività.