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Le gallerie d’arte guardano al futuro – Art Luxury Gallery punta su NFT e crypto arte

da Fondazione Gallerie Italiane
Fondazione Gallerie Italiane
Photo credits: Fondazione Gallerie Italiane
Di seguito le parole del dott. Valentino Spataro, appassionato e critico d’arte, omonimo nonché nipote del celebre e rinomato pittore, nato nel 1927 in Sicilia. Maestro nella pittura e punto di riferimento artistico per la città meneghina, dove visse e realizzò maggior parte delle sue opere.

“Raramente capita di essere al posto giusto al momento giusto.
Per anni segui temi di avanguardia, studi, ti imbevi di tempi e pensieri laterali, poi improvvisamente, e quasi per caso, tutto si mette insieme.
Non ho conosciuto Cupydo ma è come se ci conoscessimo da tanto. È un artista, milanese, e sa muoversi ma soprattutto promuoversi.
Usa gli NFT per firmare le sue opere digitali e digitalizzate, fatte di luce, innovazione, interazione, virtualità ma anche tanta concretezza, coinvolgendo artisti, spazi e strutture cittadine nella presentazione delle sue opere digitali usando il simbolo della Milano efficiente: la sua metropolitana, per poi raggiungere spazi e persone e porte aperte su realtà virtuali e digitali che si animano con smartphone o dispositivi digitali.
Potrei parlarvi per ore delle scelte tecniche, delle capacità organizzative, e dei temi che sceglie.
Ma l’effetto è lì. Arte. Digitale. Interattiva. Animata. Virtuale. È reale.
Che valore hanno le sue opere? È una domanda senza senso. Chi ha bisogno di sperimentare e percorrere nuove strade non si chiede che valore hanno le sue opere. Ha il bisogno di esprimersi. Sa che sta raccontando esperienze sensoriali innovative, coinvolgendo attivamente lo spettatore in una esperienza unica nel suo genere.
Se Christo aveva bisogno di occupare fisicamente spazi pubblici, lui li occupa virtualmente.

Ma di cosa stiamo parlando?
Pensiamo di andare in un posto con la curiosità di vedere qualcosa che cercheremo e troveremo usando il cellulare.
Qualcosa che è definito, digitale e firmato dall’autore in esemplari unici tramite NFT.
È superficiale sottovalutare la carica innovativa di una avanguardia. Non sarò io a cercare di convincerti.
È un fatto. L’artista vede con strumenti che tutti conoscono cose che nessuno ancora conosce.
Direte che è digitale, quindi non conta nulla perché’ è replicabile, o non tangibile.
Gli NFT rendono unico e quantificabile una opera, ma soprattutto attraverso il Coesionismo Cupydo è riuscito a dare tangibilità alle proprie opere. Quella tangibilità di cui il collezionista ha ANCORA bisogno.
L’idea gira. È già in giro. È già virale.
Quanto sarà artistica o concettuale; quanto emozionante e quanto una moda non è noi che lo decideremo.
È l’artista che ci saprà far guardare in una direzione che ancora non avevamo visto.
Non sarà una pittura ad olio; un affresco; un acrilico.
Ma siamo nel XXI secolo. Qualche novità possiamo aspettarcela, no?”

Ed è forse proprio in queste parole, pubblicate su un articolo nei primi giorni successivi alla quindicesima edizione dell’Art Parma fair 2022, che Raffaella Matrone fondatrice della Art Luxury gallery, ha capito di essere artefice e protagonista di un cambiamento radicale nel mondo dell’arte e soprattutto in quello legato a gallerie e galleristi.
Conoscere Raffaella vuol dire conoscere una donna decisa e sicura di se, dallo sguardo coraggioso, che in poco tempo è riuscita ad affermarsi con la sua Art Luxury Gallery in un settore sempre più a numero chiuso.
Ma lei ci è riuscita, con forza e determinazione ha portato la sua galleria con sede in via P.Sottocorno,27 nel pieno centro di Milano, ad essere tra le più brillanti ed influenti nel panorama dell’arte contemporanea, ospitando opere ed artisti di grande spessore nazionale ed internazionale.
Questo può farlo solo chi nel suo DNA ha stampato una parola: lungimiranza.
Quella stessa lungimiranza che l’ha portata a scommettere su di un qualcosa che per i più potrebbe considerarsi blasfemo, ovvero la nascita di un nuovo movimento artistico, il Coesionismo.

Fondato il 14 febbraio 2022 dal suo creatore, il crypto artista anonimo Cupydo, il cui manifesto artistico è stato esposto in bella mostra alla fiera di arte moderna e contemporanea di Parma e firmato successivamente dall’artista Sara Arnaout.
Come una bandiera, simbolo di patria e di identità, quel manifesto, affisso alla parete dello stand numero 103 della Art Luxury, gridava forte il suo concetto, quello del cambiamento e dell’innovazione.

Parole in cui la Art Luxury crede fortemente, crede in uno svecchiamento di un settore le cui dinamiche lavorative sono rimaste ferme, invariate, a quelle stesse e identiche che venivano seguite già dai primi del 900.
E ancora crede in un mercato dove tradizione e innovazione possano coesistere, senza che però l’una prevalga sull’altra.
Crede in un futuro dove, quadri, tele, dipinti e sculture possano dialogare armonicamente con smartphone, smartglasses o qualsivoglia dispositivo digitale del mondo che verrà.
Crede nelle generazioni future, ed è proprio a loro che vuole rivolgersi, a quei figli e nipoti dei suoi già affezionati clienti e collezionisti a cui prima o poi verranno affidate quelle opere acquistate proprio da questi ultimi.
E cosa potrebbe esserci di più incredibile ed emozionante se non ritrovare in queste collezioni opere destinate ad entrare nei libri della storia dell’arte?
Opere legate alla nascita di un nuovo movimento artistico!
Opere a cui, esposte nelle fiere, magari ci si passava davanti e non ci si prestava nemmeno la giusta attenzione, potrebbero invece rivelarsi la più grande rivoluzione artistica del XXI secolo.
E magari perchè non potrebbe accadere proprio con l’opera realizzata da Cupydo e Sara Arnaout ?
La prima crypto opera al mondo presentata sottoforma di scultura digitalizzata che con l’ausilio della tecnologia NFC unita al Coesionismo permette di creare un dialogo armonico tra arte tradizionale ed arte digitale.
In fondo la storia dell’arte e soprattutto di quella contemporanea, è ricca di vicende simili, in cui si è riusciti a comprendere l’importanza e rilevanza artistica e concettuale di opere, solo in tempi successivi la loro creazione.
Alcuni degli artisti più importanti e innovatori hanno subito critiche e giudizi negativi la cui erroneità si è palesata solo anni dopo.
Tra i casi più eclatanti possiamo sicuramente citare l’opera di Piero Manzoni, “Merda d’artista”
L’opera prodotta nel 1961 che si compone di 90 barattoli di metallo cilindrici, sigillati ermeticamente, che contengono gli escrementi dell’artista, etichettati, numerati e firmati (o meglio è ciò che l’artista voleva far credere contenessero).
In ogni caso Manzoni ne vendette pochissime durante la sua vita e, per di più, pochissime opere in generale.
Li dava ai suoi amici o li commerciava con altri artisti.
Il prezzo delle scatole è aumentato dopo gli anni ’70 , anni dopo la morte dell’artista, grazie ad esperti commercianti italiani, parigini e poi americani.
Oppure se si vuole esagerare possiamo pensare proprio al padre fondatore dell’arte contemporanea, Marcel Duchamp, con l’opera intitolata “il nudo che scende le scale”
Quando il quadro fu presentato nel 1912 al Salon des Indépendants, venne rifiutato
dalla commissione. In quegli anni, fra gli artisti avanguardisti, andavano per la maggiore le idee cubiste e il Nudo non era in linea con la tendenza ufficiale, anzi, fu considerato una presa in giro al movimento cubista.
Un anno dopo il dipinto fu esposto a New York all’Armony Show, la grande Esposizione internazionale di arte moderna.
Se a Parigi il quadro aveva suscitato l’indifferenza generale, negli Stati Uniti divenne la principale attrazione della manifestazione generando un grande scandalo.
I giornali si sbizzarrirono con prese in giro e derisione.
Il nudo di Duchamp fu anche raffigurato da Guillaume Apollinaire nel suo libro del 1913, Les Peintres Cubistes, Méditations Esthétiques. Oggi fa parte della collezione di Louise e Walter Arensberg del Philadelphia Museum of Art. Fra le opere più note della sua epoca, l’opera è considerata da molti un capolavoro modernista.

La storia dell’arte rimarrà il miglior critico di sempre.
Non sono e non sono stati quindi solo i critici a sbagliare, ma anche giornalisti, collezionisti, pubblico e mercanti d’arte.
Comunque sia è sempre giusto dare voce alle proprie opinioni, l’arte nasce anche per essere giudicata.
D’altronde i gusti cambiano con il cambiare delle epoche, sbagliare è umano e alla fine la storia ci dirà sempre chi avrà torto e chi ragione.

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Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Fondazione Gallerie Italiane
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Licenza di distribuzione:
Emiliano Cecchi

Emiliano Cecchi

Web Designer per la PuntoWeb.Net sas, mi occupo anche di editoria online sin dal lontano 1996. Già ideatore e curatore di vari portali, sono il co-founder di LiquidArte.it dove svolgo anche il ruolo di content manager. Sono appassionato di storia e di tutto quanto può accrescere la mia cultura.
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