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Le considerazioni sulla neutralità dell’accademico austriaco Heinz Gärtner, attivista per la pace

L’austriaco Heinz Gärtner, professore dell’Università di Vienna, attivista per la pace e autore accademico e giornalistico, illustra l’importanza del ruolo dei Paesi neutrali nel difficile contesto del 2023.
Rahman Vakhshour, Teheran Times
Photo credits: Rahman Vakhshour, Teheran Times

Le considerazioni sulla neutralità dell’accademico austriaco Heinz Gärtner, attivista per la pace

Rahman Vakhshour, Teheran Times
Photo credits: Rahman Vakhshour, Teheran Times
L’austriaco Heinz Gärtner, professore dell’Università di Vienna, attivista per la pace e autore accademico e giornalistico, illustra l’importanza del ruolo dei Paesi neutrali nel difficile contesto del 2023.

Il professore di scienze politiche dell’Università di Vienna Heinz Gärtner è anche membro del comitato consultivo dell’Istituto Internazionale per la Pace. Ha scritto articoli e libri sul concetto di neutralità e sul ruolo dei Paesi neutrali e non allineati (i cosiddetti N+N) nell’ottica del miglioramento del clima internazionale. Oggi l’adesione di Helsinki e Stoccolma alla NATO ha rimesso in discussione l’utilità e il senso stesso dell’essere neutrali. Ma Vienna e Dublino, per citare i due maggiori neutrali rimasti sulla mappa del continente e nell’ambito dell’Unione Europea, sono di avviso diverso. E secondo Gärtner hanno sostanzialmente ragione loro e non gli scandinavi.

L’attività extra-accademica di Gärtner è tesa al conseguimento della pace o meglio delle condizioni per ottenere la pace. Mantenere aperti i canali di dialogo e quelli di cooperazione fra i Paesi del mondo è forse il tratto essenziale che caratterizza l’utilità dei soggetti statali neutrali. A livello europeo, vi sono Stati sia facenti parte della UE e sia non membri che si mantengono neutrali come da Costituzione o per come è fatta la loro società. Ma anche ai tempi della Guerra Fredda, quando la contrapposizione fra i blocchi era più netta e rischiosa di oggi, vi erano i neutrali a mantenere bassa la pressione e alto il livello di cooperazione. Vi erano anche politici di grandissimo profilo che cercavano sinceramente un modo per progredire insieme, nonostante le divisioni ideologiche. Uno di essi era il ministro belga Harmel, che diede il nome a un progetto della NATO per conservare il potenziale di deterrenza ma combinandolo con il dialogo.

E sempre nella seconda metà del secolo scorso, in particolare negli anni ’70, prese slancio il movimento dei Paesi neutrali e non allineati che nella cornice del CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa) fungevano da ponte e da arena di scambio tra la NATO e il Patto di Varsavia. Oggi stiamo assistendo, secondo Gärtner, a una nuova fase vitale di questo movimento, tornato prepotentemente di attualità dopo i fatti del Donbass e la conseguente operazione speciale dei russi e l’infinita crisi mediorientale che oggi sta avendo una nuova fiammata nella striscia di Gaza.

Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Enrico Salvati
Photo credits: Rahman Vakhshour, Teheran Times
ID: 387138
Licenza di distribuzione:
Diana Millan

Diana Millan

Magistero in Scienze Religiose conseguito presso l'ISSR "Beato Niccolò Stenone" di Pisa, lavoro per comunicati-stampa.net e sono responsabile editoriale di LiquidArte.it. Appassionata di cinema e libri.
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