Secondo Canudo, il cinema rappresentava la settima forma d’arte dopo la poesia, la pittura, la scultura, la musica, la danza e l’architettura. La sua idea era quella di sottolineare il valore artistico del cinema, riconoscendolo come un’arte a sé stante.
Da allora, il termine “settima arte” è stato utilizzato in modo ampio per descrivere il cinema come una forma d’arte completa che utilizza la tecnologia e la creatività per comunicare messaggi e emozioni al pubblico attraverso l’uso di immagini in movimento, suoni e narrazione.
Ricciotto Colombo Canuto Attilio Enrico Canudo conosciuto come Ricciotto Canudo (Gioia del Colle, 2 gennaio 1877 – Parigi, 10 novembre 1923) è stato un critico d’arte, poeta, sceneggiatore e regista italiano. È principalmente conosciuto per aver coniato il termine “settima arte” per descrivere il cinema come forma d’arte e viene considerato il primo intellettuale a compiere un pensiero critico e sistematico sul cinema.
Canudo era originario pugliese ma trascorse gran parte della sua vita a Parigi, dove divenne un importante esponente del movimento d’avanguardia. Nel 1911, scrisse il “Manifesto delle Sette Arti”, in cui affermava che il cinema rappresentava la settima forma d’arte dopo la poesia, la pittura, la scultura, la musica, la danza e l’architettura.
Oltre alla sua attività di critico d’arte e di teorico del cinema, Canudo lavorò anche come sceneggiatore e regista. Nel 1921, diresse il suo primo film, “La vita un sogno”, una produzione sperimentale che cercava di unire poesia e cinema. Il suo film più famoso è invece “Il paese senza donne” del 1929.
Canudo morì prematuramente nel 1923 a causa di una polmonite, ma il suo contributo alla teoria del cinema ha avuto un impatto duraturo sulla comprensione del cinema come forma d’arte.
«L’arte non è la rappresentazione dei fatti reali, è l’evocazione dei sentimenti che avvolgono i fatti»
(Ricciotto Canudo)