Quattro simboli Quaresimali per comunicare in maniera semplice che nella liturgia hanno un’aspetto che possiamo ritrovare normalmente nella vita quotidiana come il pane, l’acqua, la parola ed il silenzio.
LA CENERE: sul capo richiamano da un lato il nostro pentimento (cospargersi il capo di cenere), ma soprattutto la disposizione a ricevere la misericordia di Dio, che “è disposto a perdonare tutti i nostri peccati”, dal grigio della cenere traspare la luce della misericordia, che ci guida e attende la nostra conversione per gioire nella Santa Pasqua.
L’ACQUA: nella sua semplicità ha moltissimi utilizzi: ci lava, ci disseta, ci rinfresca, ed è un elemento di vita, nel simbolismo: lava i nostri peccati e ci salva, come il popolo dell’esodo che passa illeso attraverso l’acqua del mare guidato da Mosè, che beve l’acqua viva che sorga dalla roccia del deserto. Il simbolo nella lavanda dei piedi del giovedì santo e nella liturgia battesimale della veglia pasquale.
IL SILENZIO: da un lato meditativo e dall’altro segno di attesa di una gioia. Il silenzio è un invito a meditare ciò che si è ascoltato, come all’Introduzione al Messale, l’attesa prima della Liturgia della Parola può essere segno di una attesa desiderosa di ascolto, qualche secondo di silenzio dopo l’omelia può aiutarci a custodire ciò che abbiamo ascoltato.
IL DIGIUNO: Si legge nel Vangelo di Matteo: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame». L’assenza di cose fa crescere l’attesa, è il segno di qualcosa che, mancando, si attende. Come il precetto eucaristico ci invita al digiuno fisico del corpo, così anche la celebrazione, proprio perché ci pone in una situazione di attesa, si priva del canto del Gloria e dell’Alleluia per prepararci alla pienezza della gioia pasquale.
Il digiuno è legato poi all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima:
«Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone ». Così il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una privazione.
S.E. Monsignor Mario Enrico Delpini nel suo messaggio del 12 febbraio, invita i fedeli ambrosiani a vivere la Quaresima, in Duomo il 3 marzo, primo venerdì della Quaresima ambrosiana, dalle 13 alle 14 si terrà un momento di raccoglimento e penitenza con l’Arcivescovo, l’Ordine Ecumenico Ospedaliero di San Giovanni – Ecumenical Hospitaller Order of St. John, invita a raccolta i propri Cavalieri, a condividere con lui la preghiera e il digiuno.