Il 9 Settembre del 1901, a Saint-André-du-Bois, in Francia, a soli 37 anni moriva il grande artista Henri de Toulouse-Lautrec. Era nato nel 1864 ad Albi, nella regione dell’Occitania, in Francia, il suo nome completo era Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Monfa e nonostante la sua fosse una tra le più prestigiose famiglie nobili francesi, visse da bohemienne. I genitori erano cugini, quindi consanguinei e questo determinò gravissime conseguenze nel patrimonio genetico di Henri che nacque con evidenti malformazioni. Afflitto da gravi problematiche ossee fin dai 10 anni fu vittima di fratture ad entrambe le gambe e per sovraggiunte complicazioni gli si interruppe la crescita. Dotato di talento artistico naturale, approfittò dei lunghi periodi di cure e degenze per dilettarsi ed approfondire l’esercizio artistico. A Parigi seguì i corsi ferrei di disegno di Leon Bonnat e poi di Fernand Cormon, a Montmartre, dove conobbe Van Gogh.In seguito aprì un proprio atelier a Montmarte e dandosi ad una vita sregolata frequentò assiduamente i vari locali come il Moulin de la Galette, il Moulin Rouge ed altri, disegnando e dipingendo la vita notturna che vi trovò, con grande umanità e poetica ironia, con un segno vivace ed una pennellata vibrante e filamentosa, dalla grande personalità. Presto iniziò a lavorare anche nella grafica pubblicitaria ed a partecipare alle varie mostre nazionali, per poi trovare il successo e le affermazioni anche a livelli internazionali. Dedito all’alcool ed alla vita nei bordelli, oltre che minato dalle sue ataviche problematiche fisiche, divenne incontrollabile, irascibile e violento e sospese l’attività artistica, raggiunto anche da un violento delirium tremens. Fu ricoverato in una clinica per malattie mentali, ma non si liberò mai dall’alcool, aggiungendolo, pare, all’oppio. Arrivò anche l’emiplegia e nel 1901 si spense a Saint André du-Bois. È considerato uno tra i più grandi artisti, non solo della fine dell’800 ma di tutti i tempi.
Questa mia opera a carboncino acquerellato è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa