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Giacomo Balla, un poliedrico Futurista

Ricordo del grande pittore, scultore e scenografo torinese.
Bruno Pollacci
Photo credits: Bruno Pollacci

Giacomo Balla, un poliedrico Futurista

Bruno Pollacci
Photo credits: Bruno Pollacci
Ricordo del grande pittore, scultore e scenografo torinese.

Il 18 Luglio del 1871, a Torino nasceva l’artista Giacomo Balla, che è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di “paroliberi”. Da giovanissimo studiò il violino ma presto lasciò la musica per il disegno e la pittura. Intorno al 1891 frequentando l’Accademia Albertina studiò prospettiva, anatomia e composizione geometrica. Nel 1895 si trasferì a Roma, dopo una breve parentesi parigina e visse fortemente l’esperienza pittorica del “Divisionismo”. Divenne presto una delle figure-guida nell’ambiente artistico romano e fù maestro di Gino Severini e Umberto Boccioni. Nel 1910, aderì al futurismo sottoscrivendo il “Manifesto dei pittori futuristi” e nel 1915 firmò il manifesto della “Ricostruzione futurista dell’universo”. Il suo intento artistico del tempo fù espresso in questa sua frase: «Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente». Balla dichiarò di voler sostituire il vecchio, cupo e soffocante abbigliamento maschile con uno più dinamico, asimmetrico e colorato, che rompesse con la tradizione e si adeguasse al concetto futurista di modernità e progresso. Creò anche arredi, mobili, suppellettili e nel 1916 partecipò al film Vita futurista presenziando assieme a Marinetti alle riprese. Nel 1917 progettò le scene per Feu d’artifice di Igor Stravinsky, balletto ‘senza danzatori’ che andò in scena al Teatro Costanzi di Roma. Si affermò come il capofila del futurismo romano e negli anni ’20 il suo lavoro fù caratterizzato da una fantasiosa stilizzazione di motivi naturalistici, da un cromatismo intenso e violento, sfumato e iridescente. Negli anni trenta Balla divenne l’artista del fascismo per eccellenza, apprezzatissimo dalla critica, ma nel 1937 Balla in una lettera al giornale “Perseo” dichiarò di estraniarsi dalle attività futuriste e da quel momento fu abbandonato dalla cultura ufficiale. Da quel momento si dedicò sempre più ai temi della vita quotidiana, al ritratto ed al paesaggio, che furono quelli della sua formazione. Nel dopoguerra arrivò la rivalutazione delle sue opere e di quelle futuriste in genere e nella casa-studio di via Oslavia, lavorò con le due figlie pittrici, Elica e Luce, fino alla morte, nel 1958.

Questa mia opera ad acquarello e grafite è in suo omaggio e memoria.

Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa

Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Bruno Pollacci
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Bruno Pollacci

Bruno Pollacci

Pittore. Nato a Lucca nel 1954, vive e lavora a Pisa. Ha conseguito il Diploma di Maturità Artistica presso il Liceo Artistico Statale di Lucca ed ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida del Maestro Fernando Farulli. Ha iniziato l'attività artistica nel 1968. Nel 1978, con il pittore Marco Menghelli, ha fondato l'Accademia d'Arte di Pisa, che tutt'ora dirige e nella quale insegna Pittura e Disegno.
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