La storica fabbrica italiana di chitarre nasce nelle Marche nel 1959, quando Oliviero Pigini decide di convertire la produzione della sua fabbrica di fisarmoniche. Inizialmente Pigini importò chitarre dalla Jugoslavia vendendole poi per corrispondenza, ma successivamente iniziò a produrle in proprio.
In un primo momento, la produzione si concentra sulle chitarre acustiche, per poi passare alle chitarre elettriche.
Erano gli anni dei Beatles e di tanti altri gruppi musicali, anche italiani, che ricalcavano le loro orme. La chitarra, quindi, risultava lo strumento principale per il tipo di musica prodotta in quegli anni, sia da professionisti che da dilettanti. E molti furono i gruppi italiani che si servirono delle chitarre Eko, primo fra tutti il gruppo dei Rokes di Shel Shapiro, per il quale la Eko produsse la storica chitarra elettrica Freccia, ancora oggi ambita dai collezionisti.
Numerosi furono anche i cantautori italiani che utilizzarono le chitarre Eko nei loro concerti e nelle loro incisioni, tra i quali Lucio Battisti ed Edoardo Bennato; quest’ultimo ha spesso suonato la chitarra acustica a dodici corde modello Eko Ranger che viene considerata la chitarra a dodici corde più diffusa nel mondo. La Ranger, infatti, sia a dodici che a sei corde, è uno dei modelli maggiormente prodotti ancora oggi dalla Eko.
Altri modelli di punta furono, negli anni passati, la Navajo e la Kadett, solo per citarne alcuni. Ci furono poi chitarre ispirate a modelli prodotti all’estero, come la DV-10, che è una replica della Diavoletto della Gibson. La Eko, comunque, nei suoi stabilimenti di Recanati, produsse anche per marchi stranieri, come ad esempio l’inglese Vox.
Nel 1967, si chiude la prima parte della produzione della Eko Guitars con la scomparsa del suo fondatore. Il marchio viene poi rilanciato negli anni ’80 dal fratello Lamberto. Dal 2010 la Eko Guitars produce nuovi modelli ideati dal maestro Massimo Varini, considerato uno dei maggiori docenti italiani di chitarra moderna.
Oggi le chitarre Eko dividono in due opposte fazioni gli appassionati di musica: da una parte i denigratori, che le considerano chitarre con poca resa sul piano musicale forse anche per il loro costo modesto rispetto ad altri marchi stranieri, dall’altra gli estimatori che ne riconoscono i pregi, tra i quali il fatto di essere state fabbricate in Italia (parlando di quelle del passato, perché alcuni modelli attuali, ma non tutti, pur essendo testati e progettati dalla Eko con la collaborazione di Varini, sono prodotti in Cina) e, come ricordato sopra, il fatto di essere state suonate da grandi autori ed interpreti italiani. Alcuni modelli del passato sono ricercati dai collezionisti e su Facebook esiste il gruppo Eko Vintage Guitars, del quale fanno parte alcuni ex collaboratori della Eko negli anni ’60, tra i quali Ettore Guzzini e Remo Serrangeli, quest’ultimo autore anche di alcuni libri sulle chitarre Eko da collezione.
Non è raro vedere pubblicate su questo gruppo, fotografie di cantanti famosi, sia italiani che stranieri, che imbracciano chitarre Eko, come Lucio Dalla, Vasco Rossi, Shel Shapiro, Mike Jagger, Bob Marley, perché la vendita delle chitarre Eko non si fermò al mercato italiano, ma si diffuse anche all’estero. Inoltre la Eko ha prodotto anche altri strumenti, ad esempio il Bouzuki – antico strumento di origine greca esistente in due versioni: a tre doppie corde e, in un modello più recente, a quattro doppie corde – che Fabrizio De Andrè suonò in Crueza De Ma. Ma anche Cristiano, suo figlio, lo ha utilizzato nell’album De André canta De André, dove ripropone, riarrangiate, le canzoni di suo padre.
Insomma, la Eko Guitars offre una vasta gamma di chitarre del passato e del presente, utilizzate sia da grandi nomi della canzone che, ancora oggi, da dilettanti, nonché ambite dai professionisti. La Eko Guitars si configura come una vera e propria eccellenza italiana in ambito musicale con una produzione ed una storia che contribuisce a tenere alta la bandiera della musica italiana nel mondo.