I falsi veri e propri sono rari rispetto ai pezzi non completamente autentici che, al contrario, abbondano in commercio. In questa categoria devono essere inserite, accanto ad alcuni pezzi rimaneggiati, anche le copie assolutamente oneste, le cui origini possono essere perdute nei meandri della memoria di qualcuno o essere state dimenticate sulla soglia della bottega del falegname che le ha costruite. Non va poi trascurato il fatto che qualunque oggetto possa essere rimaneggiato al fine di adattarlo a nuove e diverse esigenze, ovvero per renderlo più funzionale o perché sia più facilmente commercializzabile. Ma qualunque sia stato il movente principale, l’oggetto che ne ha subìto un’alterazione può trarre in inganno.
Innanzitutto occorre distinguere fra imitazione esplicita, dalla quale va escluso ogni intento ingannevole, e contraffazione, in cui l’intento ingannevole può essere parzialmente o totalmente presente.
Non c’è alcun dubbio, infatti, che i cosiddetti mobili d’arte o in stile siano semplicemente ispirati all’antico e presentano tali caratteristiche di inautenticità che nessuno può confonderli con i modelli da cui derivano, pur essendo molto simili se non identici.
La natura e lo spessore del legno, l’uso del compensato per le parti non visibili, la perfezione degli incastri eseguiti con strumenti meccanici, la presenza di chiodi d’acciaio o il tipo di coloranti di questi mobili che vengono offerti sul mercato denunciano chiaramente la loro imitazione di base. Ma non per questo sono meno raccomandabili: essi, ovviamente, fanno comunque la loro figura, come si suol dire, ad un prezzo alquanto contenuto.
Appartengono a questa categoria, solitamente, i mobili che intendono riproporre il ‘400 fiorentino o il ‘700 veneziano, anche se non mancano imitazioni di epoche e zone diverse.