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Attila di Giuseppe Verdi ha aperto la Stagione Lirica 2022 del Teatro delle Muse di Ancona nel nuovo allestimento della Fondazione

da Giamcarlo Garoia
Foto
Un’opera complessa, nei suoi personaggi, tratteggiati con cura nelle loro contraddizioni: l’esecuzione delle Muse di Ancona ha rispettato e valorizzato tale complessità

Stagione Lirica 2022 del Teatro delle Muse di Ancona.
Direttore Aristico Vincenzo De Vivo.

“ATTILA”

Dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera Libretto diTemistocle Solera tratto dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner
Musica Giuseppe Verdi.

Orchestra sinfonica”G.Rossini”
Coro Lirico Marchigiano”V.Bellini”
Coro di voci bianche”Artemusica”
Direttore Marco Guidarini.
Maestro del coro Riccardo Serenelli
Maestro del coro voci bianche Angela De Pace
Regia Mariano Baudin.
Scene e luci Lucio Diana.
Costumi Marianna Carbone.
Nuovo allestimento Fondazione Teatro delle Muse.

Il Cast:
Attila, re degli Unni, Alessio Cacciamani,
Ezio, generale romano, Vitaliy Bilyy,
Odabella, figlia del signore di Aquileia, Marta Torbidoni,
Foresto, cavaliere aquilejese Sergey Radchenko,
Uldino, giovane bretone, schiavo d’Attila Andrea Schifaudo.
Leone, vecchio romano Andrea Tabili.

ATTILA, dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner, un dramma ispirato dal nazionalismo germanico, opera giovanile di Giuseppe Verdi destinata ad infiammare le platee risorgimentali pronte a interpretarla come un invito esplicito alla rivolta contro l’oppressione straniera.

Sulla scelta del Maestro esercitò un forte influsso, come sembra, la lettura di De l’Allemagne di Madame de Staël, in cui è riassunto il dramma di Werner.

Verdi si prende molta cura nel delineare i personaggi. Un’importanza centrale spetta alla figura di Odabella, la cui doppia personalità di guerriera indomita da un lato e di fanciulla sensibile agli affetti dall’altro, assicura l’interesse drammatico del personaggio. Ma anche il significato politico: Odabella è quello che sarà l’Italia, la Patria che nascerà dall’amore e dalla fermezza.

E poi l’ Attila verdiano, personaggio complesso, diviso tra la sete barbarica di conquista e il terrore ispiratogli dal soprannaturale: la scena del sogno e poi l’incontro col vecchio Leone Magno (452 D.C.).
Non può non essere stato presente nella mente di Verdi l’ affresco di Raffaello nei Musi Vaticani., terminato dopo la mote di Papa Giulio II, con la sua “doppia” realtà: le violenze e distruzioni operate dagli Unni sul fondo e la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati di spada in fronte: l’incontro che, secondo la leggenda, fece desistere Attila da invadere l’Italia e marciare su Roma.

Foresto è l’innamorato languido e passivo nel rimpianto di una felicità perduta: servirà ben altro spirito eroico.

E così per Ezio, il generale di un impero nella sua fase discendente.

Un’ Opera complessa, nei suoi personaggi, tratteggiati con cura nelle loro contraddizioni: l’ esecuzione delle Muse di Ancona ha rispettato e valorizzato tale complessità, impresa non facile.

Con ciò creando una atmosfera che già avvicina l’Opera a quelle shakespeariane (il sogno. la premonizione…), ma che va oltre, inviando un segno politico forte su quanto servirà per la formazione di un’identità nazionale.

Mariano Bauduin, regista attento agli aspetti sociali dell’arte, porta in scena tronchi d’albero e una tenda teatrale a metà palco delle scene: elementi essi pure “doppi”, dai quali è possibile esprimersi ma dai quali occorre anche districarsi.

Il Maestro Marco Guidarini dirige l’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini” rispettando con cura la linea melodica molto equilibrata dell’Opera.

Ben inseriti nel dramma tragico il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” diretto da Riccardo Serenelli ed il Coro di Voci Bianche “Artemusica” diretto da Angela De Pace.Bene il

Nel giovane cast Marta Torbidoni è una Odabella di grande vocaltà e passione, Alessio Cacciamani un Attila perfetto nel fisico e nella voce.

Ottime le prestazioni di Vitaliy Bilyy (Ezio), Sergey Radchenko (Foresto), Andrea Schifaudo Uldino).

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Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Giamcarlo Garoia
ID: 367128
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